Indifferenza e tradimento
Novaja Gazeta
22.01.2015
Settant'anni fa, il 27 gennaio 1945, i primi reparti
dell'Armata Rossa salvarono i prigionieri sopravvissuti del campo di
concentramento di Auschwitz (Oswiecim).
Auschwitz è solo uno dei numerosi lager, dove furono uccise
milioni di persone. Ecco la domanda che non dà pace fino a oggi: è
possibile che non si poté proteggerli?
Nel giugno 1942 Allen Dalles, l'allora presidente dello spionaggio
politico americano in Svizzera, ricevette dalla sua fonte alcune
informazioni sull'Olocausto: “La Germania non perseguita più gli
ebrei. Li distrugge sistematicamente.” Ma a Washington il
telegramma di Dalles fu accolto con scetticismo. Anche se le sue
informazioni erano precise.
“Che gli ebrei spariscano dalla faccia della terra”
Furono adottate particolari misure precauzionali, affinché nessun
estraneo sentisse le parole del Reichsfuhrer delle SS Henrich
Himmler, mentre informava i segretari di partito di un evento per lui
gioioso: “A breve potrete rendervi conto che sul vostro territorio
non ci sono più ebrei. La breve frase 'Gli ebrei devono essere
eliminati' è facile da pronunciare. Ma coloro che devono metterla in
pratica devono affrontare il compito più gravoso. Viene da
chiedersi: 'Che fare con le donne e i bambini?' Io vi dico ciò che
dovete sentire, ma che non avete il diritto di pronunciare a voce
alta. La decisione è stata presa, che tutti gli ebrei spariscano
dalla faccia della terra. Il mio dovere è quello di dirlo a voi,
l'elite del partito. Ora sapete tutto. Tenetevelo per voi. Penso che
sia più ragionevole, per tutti noi insieme, fare il nostro dovere e
portarci questo segreto nella tomba...”
In realtà l'eliminazione degli ebrei come popolo non fu per
niente un segreto. Troppe persone furono coinvolte, troppi furono i
testimoni... E chi poté si arricchì sui morti.
Dopo la distruzione del ghetto di Varsavia vennero raccolti gli
effetti personali dei morti. Gli orologi e i rasoi vennero utilizzati
come regali per i soldati. Hans Frank, il generale governatore delle
regioni polacche occupate, propose di distribuire 500 orologi a ogni
divisione delle SS. E altri tremila darli ai marinai dei sommergibili
tedeschi. Himmler acconsentì, voleva far piacere a Karl Doenitz,
grandammiraglio e comandante in capo della flotta.
Uno di quei marinai tedeschi dopo la guerra raccontò il ritorno
della loro nave da quella campagna militare. Sulla riva i marinai
erano attesi da una grande scatola piena di orologi da polso. Ognuno
di loro poteva sceglierne due a piacere. Videro che gli orologi erano
usati, ma non ne furono turbati, era stato deciso di dare al fronte
quei regali, raccolti dai volontari in tutta la Germania. Ma non
appena si accorsero che alcuni orologi erano per i ciechi, capirono
tutto: “Fu spaventoso. Ai nostri occhi fu chiaro di chi erano
quegli orologi, e da quel momento nessuno di noi poté più dire di
non sapere niente.”
Lavoratori d'assalto dei lager
Nel 1939 in Germania rimanevano circa duecentomila ebrei, per la
maggior parte anziani. Dopo la conquista della Polonia finirono nelle
mani dei tedeschi altri due milioni di ebrei.
Dopo ogni conquista territoriale, con l'aumento della popolazione
ebrea sotto il potere nazista, cresceva anche il fanatismo razzista
dei capi del Reich.
I nazisti fecero una vera e propria pulizia organizzata del
ghetto, spedendone gli abitanti nei campi di concentramento. Ma prima
di morire i prigionieri dovevano prestare servizio al reich. Alla
fine del 1940 il professore Karl Krauch, direttore generale del
gruppo chimico industriale “IG Farben”, puntò la sua attenzione
sulla piccola cittadina di Auschwitz (nome polacco Oswiecim)
nell'Alta Slesia. Vicino c'erano miniere di carbone, giacimenti di
pietra calcarea, sorgenti d'acqua e un'ottima ferrovia. La città fu
ritenuta il luogo ideale per una grossa produzione chimica. Nel
dicembre 1940 fu deciso di costruirvi uno stabilimento per la
produzione di gomma sintetica, di metanolo (necessario per il
carburante aereo e l'esplosivo), di carburo e di isoottano
(componente della benzina aeronautica).
Nella fabbrica “IG Farben” lavoravano i detenuti del lager. I
turni duravano fino a sedici ore. Persino le persone sane morivano in
poco tempo. Il primo carico di metanolo lasciò Auschwitz
nell'ottobre del 1943, per quell'evento fu organizzata una festa, a
cui i dirigenti dell'azienda “IG Farben” invitarono il comandante
del lager Rudolf Höss. Karl Krauch
ricevette la croce di cavaliere per il merito militare.
Ma il comandante del lager non si
dimenticò mai il suo dovere principale. Ad Auschwitz arrivavano a
flusso continuo convogli di ebrei, che venivano eliminati subito.
I medici del lager facevano
un'iniezione letale di fenolo, che andava direttamente al cuore.
Facevano una specie di gara: chi
faceva più iniezioni. Gli stacanovisti riuscivano a ucciderne tre al
minuto.
E il vice comandante di Oswiencim,
l'Hauptsturmfuhrer delle SS Karl Fritsch, adottò lo “ziklon B”
per eliminare i detenuti. Il preparato era conservato sotto forma di
cristalli, veniva usato per la disinfezione. Lo “Ziklon B” è
acido cianidrico, bolle ed evapora a temperatura ambiente, la sua
inalazione porta alla morte.
Seicento prigionieri di guerra
sovietici e duecentocinquanta pazienti dell'ospedale del lager furono
cacciati in un seminterrato. Una SS indossò la maschera anti-gas,
gettò a terra una manciata di cristalli di “ziklon B” e uscì,
chiudendo a chiave la porta. Non tutti morirono, dovette gettare
dentro un'altra porzione di cristalli.
L'esperimento fu considerato ben
riuscito. Spingevano le persone dai convogli direttamente nelle
camere a gas, e poi i cadaveri venivano bruciati nello stesso luogo,
nei crematori del lager.
“Il comandante di Oswiecim,
l'Obersturmbannführer
delle SS Rudolf
Höss, fece arrivare un'auto scapottata a prenderci – ricordò un
ospite da Berlino. - Partimmo verso la nostra destinazione, e vidi
dall'auto il grande edificio del crematorio. Come una fabbrica, con
la ciminiera. Höss mi condusse a una grande fossa di 150, forse 180,
metri di lunghezza. C'erano una grata, enormi barre di metallo. E lì
sopra bruciavano i cadaveri. Höss disse con orgoglio: “Questa sì
che è produttività!”
Quando le camere a gas iniziarono a
funzionare, i nazisti erano felici: capirono che avrebbero portato a
termine il compito che avevano ricevuto.
Aiutanti volontari
Insieme agli ebrei morivano anche i
prigionieri di guerra sovietici. Dopo la guerra nel territorio di
Oswiecim furono trovate le spaventose memorie dell'ebreo polacco Leib
Langfus: “Cacciavano nelle baracche i prigionieri di guerra
sovietici, che come cibo ricevevano solo una patata, un po' di zuppa
senza pane, e lavoravano giorni interi sotto il controllo delle SS.
Quelli che perdevano le forze venivano buttati in una grande
buca-latrina, coperta con delle tavole bucherellate, dove faceva i
bisogni tutta la popolazione del lager. Ogni notte le SS entravano in
un blocco a caso e con dei bastoni pestavano a morte i prigionieri
russi emaciati e sfiniti. Tutti loro erano così indeboliti che non
reagivano in alcun modo. La mattina i morti venivano trascinati via.
Non appena il blocco si svuotava, vi portavano prigionieri freschi.”
Praticamente tutti i lager che
servivano a questa eliminazione furono costruiti nel territorio della
Polonia. Forse perché i tedeschi sapevano che la maggior parte dei
polacchi non si sarebbero messi a protestare? Centinaia di migliaia
di persone vivevano vicino ai lager della morte. Quando guardavano in
quella direzione, vedevano delle nuvole di fumo interminabili che
salivano in cielo. Le case dei vicini si svuotavano. Loro stavano lì
a osservare gli ebrei mandati a morire.
Cosa sentivano i testimoni del
terrore? Con piccole eccezioni, rimasero indifferenti a ciò che
stava accadendo: “Gli ebrei stessi sono i colpevoli di tutto.”
È abitudine ritenere che gli
abitanti dei territori occupati aiutassero i tedeschi per forza,
salvando così se stessi. No, spesso lo facevano senza costrizione,
per propria buona volontà.
Ma come mai fu possibile un tale
massacro? Davanti agli occhi del mondo intero? Oppure il mondo non
sospettò di nulla?
“Non posso crederci”
L'eliminazione pianificata degli ebrei avvenne su tutte le terre
occupate e le informazioni arrivavano tramite vari canali sia negli
Stati Uniti che in Gran Bretagna, ma i racconti sui campi di
concentramento venivano percepiti come una grande esagerazione: una
cosa del genere non può succedere! Nel 1943 un rifugiato dalla
Germania riuscì a incontrare un membro della Corte Suprema degli
USA, tale Felix Frankfurter, e informò l'eminente giurista
dell'eliminazione degli ebrei. Dopo averlo ascoltato, Felix
Frankfurter, ebreo lui stesso, con aria scettica scosse la testa e
disse: “Vedo che per lei tutto ciò è la verità. Ma io non riesco
proprio a crederci.”
Ma a Londra sapevano dei lager. Ecco qui la trascrizione di una
riunione del governo.
“Il 14 dicembre 1942 il consiglio dei ministri ha discusso
dell'eliminazione su vasta scala degli ebrei in Polonia. Il Ministro
degli Esteri Anthony Eden ha comunicato che non ci sono informazioni
precise su cosa ne facciano, ma è risaputo che gli ebrei,
provenienti da altre nazioni occupate, vengono trasportati in
Polonia.
Il primo ministro Winston Churchill domandò: “C'è qualche
conferma dell'eliminazione di massa? Come avviene?”
Eden rispose: “Non ci sono testimoni oculari, ma solo indiretti.
E' probabile che sia la verità, ma non posso dire nulla con
precisione a proposito dei metodi. So che da ogni luogo gli ebrei
vengono portati in Polonia, perciò c'è un obiettivo.”
Nel marzo del 1943 il ministro degli esteri britannico si recò
negli Stati Uniti. I rappresentanti delle organizzazioni ebraiche
pregarono Eden di proporre (a nome degli alleati) a Hitler che
permettesse agli ebrei di lasciare l'Europa occupata dai tedeschi.
Eden rifiutò la proposta ritenendola “fantasiosa”. Gli
alleati non volevano rivolgersi a Hitler con una tale proposta. Se
per caso avesse accettato, allora gli alleati si sarebbero dovuti
sobbarcare la cura di qualche milione di persone? Il ministro rifiutò
anche la proposta di rifornire con provviste gli ebrei che stavano
morendo di fame. Spiegò ai diplomatici americani: cosa accadrebbe se
Hitler prendesse in parola gli alleati? Dove troveremmo tante navi da
trasportare gli ebrei o le provviste per loro?
Dopo la salita al potere di Hitler gli ebrei dovettero scappare
dalla Germania, ma non c'era un posto dove andare. Secondo alcune
voci, i sionisti si sarebbero accordati in segreto con i nazisti,
affinché questi scatenassero l'antisemitismo e così tutti gli ebrei
scappassero in Palestina.
La realtà era che gli ebrei non venivano accettati da nessuna
parte. Certo, avrebbero potuto essere salvi in Palestina, che era
governata dall'Inghilterra. Ma a Londra avevano scommesso sugli arabi
ed erano contrari alla colonizzazione della Palestina da parte degli
ebrei.
Nel 1939 il governo britannico prese una decisione fatale: nei
cinque anni seguenti non più di 75 mila ebrei avrebbero ricevuto il
diritto di trasferirsi nella patria storica. Fu la condanna a morte
degli ebrei rimasti in Europa, lasciati in pasto ai nazisti.
Il 25 marzo 1938, subito dopo l'annessione dell'Austria al Reich,
il presidente degli USA Franklin Delano Roosevelt propose di
costituire un comitato internazionale che si occupasse del destino
dei rifugiati dalla Germania e dall'Austria. Il 6 luglio i delegati
di 32 paesi si riunirono all'hotel Royal nella cittadina turistica
francese di Evyan. Tra tutti, nemmeno una nazione voleva accogliere
gli ebrei. Se il governo tedesco avesse voluto veramente sbarazzarsi
della popolazione ebrea sul suo territorio, non avrebbe imposto una
tassa così alta agli emigranti. Ma a Berlino non volevano lasciarsi
sfuggire la possibilità di rapinarli. C'era gente che non riusciva a
pagare e rimase, destinata a morire...
Roosevelt poteva salvare più ebrei? Nel 1938 modificò la legge
sull'immigrazione, eliminando le quote restrittive. 27.370 rifugiati
dalla Germania, per la maggior parte ebrei, furono accolti negli
Stati Uniti. Ma la maggioranza repubblicana al Congresso non permise
di portare nel paese 20 mila bambini ebrei. Gli americani non
volevano rimanere coinvolti nella nuova guerra europea, ritenevano
che non li riguardasse. Negli anni '30 il Congresso per ben tre volte
adottò delle leggi che avrebbero dovuto tenere gli Stati Uniti più
distanti dalla guerra in Europa.
Gli ebrei tentavano di fuggire nei paesi confinanti. La Francia
(fino all'occupazione avvenuta nel 1940) li accettò, la Svizzera
chiuse il confine. Gli svizzeri dicevano “Das Boot ist Voll”,
ovvero “La nave è piena”, facendoli tornare indietro sul
confine, condannandoli così a morte sicura.
La Svizzera rifiutò l'accesso a circa trentamila rifugiati.
Il Cantone Turgau si trova sul lato svizzero del lago di Costanza,
che separa il paese dalla Germania. Il lago è esteso, ma d'inverno i
rifugiati cercavano di attraversarlo, camminando sul ghiaccio, per
raggiungere la Svizzera. La polizia li mandava indietro e loro
finivano nelle mani della Gestapo.
Hitler temeva la reazione dell'Occidente, ma non accadde nulla. Il
mondo tacque. E il Fuhrer si convinse che nessuno gli avrebbe
impedito di distruggere gli ebrei.
Pranzo domenicale ad Auschwitz
Per due anni la SS Oscar Groening prestò servizio ad
Auschwitz. Ma solo dopo molti anni acconsentì di raccontare il suo
lavoro lì:
“Arrivò un nuovo convoglio. Ero di
turno. Portarono via gli ebrei. D'un tratto sentii un grido di
bambino. Tra i vestiti fu trovato un bambino, la madre l'aveva
abbandonato, sapendo che le donne con i propri lattanti venivano
spedite subito nelle camere a gas. Una delle guardie afferrò il
bimbo per una gamba e gli sbatté la testa contro la cabina del
camion, continuando fino a quando morì.”
Negli anni della guerra spedirono più
di un milione di ebrei ad Auschwitz. 900 mila furono uccisi subito,
200 mila furono tenuti per lavorare. C'erano anche 140 mila polacchi,
20 mila zingari, 10 mila prigionieri di guerra sovietici e
altrettanti prigionieri di guerra di altre nazioni.
Arrivati nel lager i prigionieri erano
obbligati a lasciare tutti gli effetti personali e il denaro, se
gliene era ancora rimasto. Il compito di Oskar Groening era quello di
smistare le monete e le banconote di vari paesi, contarle e
consegnarle all'apparato centrale dell'amministrazione-economato
centrale delle SS a Berlino.
Oskar Groening vedeva coi suoi occhi
le persone nude che venivano cacciate nelle camere a gas e il gas che
veniva acceso. Le sentiva gridare mentre morivano, vedeva i corpi
senza vita che venivano trascinati nel crematorio. Era curioso, andò
a guardare la gente bruciare.
Dopo la guerra gli domandarono:
“Si era abituato ad Auschwitz?”
“Lì c'era un bellissimo negozio,
dove si potevano comprare senza tessera gli ossi per la zuppa.”
Le SS venivano sfamate molto bene.
Ricorda così uno degli ufficiali del lager: “Oggi c'è un
meraviglioso pranzo domenicale: zuppa di pomodoro, mezzo pollo con
patate e cavolo cappuccio rosso, un delizioso gelato alla vaniglia.”
Per il personale delle SS nel lager
c'erano un grande stadio, un teatro, una piscina, un'orchestra
sinfonica e un bordello.
Indifferenza consapevole
Il dottor Kurt Gerschtein cercò di
comunicare agli alleati ciò che stava accadendo nei campi di
concentramento. A Gerschtein furono affidate la fornitura dello
“Zyklon B” e la disinfezione dei vestiti, raccolti dopo
l'uccisione degli ebrei, affinché potessero essere riutilizzati.
Rischiando la vita, l'uomo si rivolse al segretario della missione
svedese, gli raccontò di come venivano uccisi gli ebrei nelle camere
a gas e con le lacrime agli occhi lo pregò di far avere questa
informazione agli alleati.
Non fu l'unico a informare gli alleati
delle uccisioni di massa. Ma ai servizi segreti americani non
interessavano i materiali sulla situazione nei lager nazisti, mentre
la stampa sia britannica che americana praticamente non dava nessuna
informazione sui crimini di massa perpetrati dai nazisti nei
territori occupati.
Gli altolocati politici occidentali,
che sapevano qualcosa, non parlarono.
La propaganda hitleriana ripeteva: la
Germania combatte contro gli ebrei. Per questo esisteva una specie di
patto: stare zitti a proposito del loro destino nei territori
occupati, affinché nessuno avesse l'impressione che le Nazioni Unite
volessero battersi col solo obiettivo di salvare loro. Apparve una
certa forma di indifferenza intellettuale o emozionale. Questa
insensibilità era consapevole.
Traduzione dal russo di Elena Zanette
Articolo originale Равнодушие и предательство