lunedì 20 aprile 2015

Viaggiate con me nel fumetto russo


I fumetti si leggono o si guardano?


08.05.2013


da Artgid – rivista d'arte russa online


Dmitrij Jakovlev, organizzatore del Festival del fumetto “Boomfest” di San Pietroburgo e direttore della casa editrice “Boomkniga”, e Varvara Pomidor, autrice di fumetti, ci parlano del fumetto, delle sue origini storiche e del perché le gallerie di arte contemporanea non amano i fumettisti.



Siamo in compagnia di Dmitrij Jakovlev e Varvara Pomidor nella biblioteca del fumetto di San Pietroburgo. Questa biblioteca, creata dalla collezione di Jakovlev, si trova negli spazi della biblioteca di quartiere. Dal 2007 qui a San Pietroburgo si svolge ogni anno il festival internazionale del fumetto “Boomfest”, nel 2008 è stata fondata la casa editrice “Boomkniga”, che si occupa esclusivamente di fumetti. Si è appena concluso il salone del libro di San Pietroburgo, che ha dato ampio spazio alle presentazioni dei fumetti di Boomkniga. Sembra tutto perfetto. Ma in quale ambito si muove il fumetto? È parte della letteratura o parte dell'arte visiva? Nel mondo dell'arte non ha ottenuto uno status importante, anche per il mondo dell'editoria è un prodotto marginale, ciononostante un'ampia fetta di pubblico lo adora. Di questa “zona di confine”, in cui si trova il fumetto, dialoga con l'artista e l'editore la giornalista Anna Matveeva.


Copertina del libro di Varvara Pomidor “Non abbiamo detto una parola”. 2010


Anna Matveeva: Fino a qualche anno fa qualsiasi articolo sul fumetto esordiva con una frase tipo: “Il fumetto è un fenomeno esotico per la Russia, non abbiamo una tradizione del fumetto.” Tuttavia dalla metà degli anni 2000 il nostro paese sta vivendo un vero boom del fumetto. Si pubblica, si legge, si disegna, su internet ci sono intere community di appassionati che traducono e pubblicano fumetti. Perchè d'un tratto il fumetto è così vicino al cuore dei russi?


Varvara Pomidor: Forse, perché le persone sono sempre attratte dalle novità...


Dmitrij Jakovlev: … specialmente se questa novità rappresenta qualcosa di vecchio ben dimenticato. Perchè ai tempi dell'Unione Sovietica avevamo una tradizione del fumetto che era abbastanza attiva. Sia i bambini che gli adulti leggevano fumetti. C'erano alcune riviste molto famose, come “Čiž”, “Ež”, “Begemot”, “Krokodil”. Servendosi delle caricature, “Begemot” e “Krokodil” pubblicavano storie satiriche disegnate. Poi i russi hanno iniziato a viaggiare nei paesi occidentali, hanno visto che rapporto c'è lì con il fumetto e ciò ha influenzato il loro interesse.


Dmitrij Jakovlev, organizzatore del festival del fumetto Boomfest e direttore della casa editrice Boomkniga



A.M.: E lì che rapporto hanno col fumetto?


D.J.: Innanzitutto, il fumetto lì fa parte della cultura del libro. In secondo luogo, non è raro che sia parte della cultura nazionale, e che sia un filone alquanto serio. In modo particolare, in Giappone, negli Stati Uniti, in Francia e in Belgio il fumetto è una vera e propria cultura nazionale, esportata molto attivamente. Per la cultura di questi paesi il fumetto è alla stregua di qualsiasi opera letteraria. E, come in qualsiasi genere artistico, sia esso letteratura, cinema o teatro, nel loro fumetto ci sono il mainstream e le correnti alternative.


Varvara Pomidor, artista e autrice


A.M.: Com'è arrivato il fumetto in Russia? Tramite internet, con il lavoro di volenterosi traduttori che hanno tradotto le strisce?


D.J.: Le strisce, sì, da noi sono arrivate grazie a internet. Ma bisogna capire che il fumetto da noi esisteva già anche sotto il potere sovietico, che lo considerava un fenomeno della cultura borghese. C'erano anche fumetti in traduzione. Formalmente quelli di Jean Effel e Herluf Bidstrup si possono collocare nel genere del racconto disegnato. Alla fine degli anni '80 grazie al giornale “Večernaja Moskva” si costituì un gruppo di artisti che si chiamava “Komiks-studija KOM”, che facevano fumetti e li stampavano con tirature di 100-200 mila copie ciascuno. Erano pubblicati sia all'interno del giornale, che in edizioni a parte. Ora tirature simili ce le sognamo.


Due pagine del libro di Jean Effel “La creazione del mondo. Raccolta di disegni umoristici su temi biblici”. M., Izobrazitel'noe Iskusstvo ed., 1989


Contemporaneamente, a Ufa (capitale della Repubblica di Baškortastan, parte dell'Urss e ora della Federazione Russa, n.d.t.) all'inizio degli anni '90 iniziò la sua attività la rivista “Muha”, anch'essa con tirature da centomila copie. Tutti gli appassionati di fumetto sanno cos'è “Muha”: per loro è una leggenda, la rivista dell'adolescenza, il primo amore. Verso la metà degli anni '90 tutte queste iniziative si spensero, è evidente che accadde in concomitanza con i cambiamenti in corso nel mercato editoriale del nostro paese: a quel tempo si ridussero molto le quantità di libri stampati e molti editori dovettero chiudere, ma in quello stesso periodo furono create alcune piccole iniziative che tentavano di sopravvivere da sole. La casa editrice “Mahaon”, fondata nel 1993, oggi una delle più grandi nella letteratura per l'infanzia e parte della holding “Attikus”, ha iniziato proprio con i fumetti per bambini. Nel complesso, negli ultimi 23 anni, ovvero da quando esiste la Russia contemporanea, il fumetto russo in un modo o nell'altro c'è stato e viene pubblicato in buone tirature, e con esso qualcuno si è anche arricchito.


Askol'd Akišin. La verità dei pionieri. 2011. Courtesy del Festival Internazionale di storie disegnate “Boomfest”. Copyright dell'autore


A.M.: Si è appena concluso il salone del libro di San Pietroburgo, dov'era presente anche la casa editrice “Boomkniga”. I grandi lettori come percepiscono il fumetto?


D.J.: Molte persone guardano i nostri libri, li aprono e li chiudono, ma non li capiscono: per loro è difficile comprenderli. Può darsi che questo problema sia legato all'enorme patrimonio letterario russo che pesa su di noi. Si è abituati a pensare che i libri siano quelli di Dostoevskij, Tolstoj e qui invece ci ritroviamo delle immagini. Ma sono sicuro che nei saloni, e non solo in quello di San Pietroburgo, il pubblico sia molto interessato ai fumetti per l'infanzia, che però mancano in Russia. Ciò rappresenta un problema. Tutti i libri che pubblichiamo noi sono dedicati a un pubblico dai 15 anni circa in su. Questo complica il percorso verso il lettore. Di solito va così: da bambino inizi a leggere fumetti, e loro crescono con te. Ma è difficile iniziare a leggere fumetti a 30 anni.


V.P.: Ho fatto queste domande ai francesi, gente cresciuta insieme al fumetto. Il fumetto attira su di sé interesse proveniente dal libro tradizionale? Idealmente è più facile leggere un fumetto, ha molte immagini e poco testo. Ma per i francesi tale questione non si pone. Così come nella letteratura ci sono poesia, prosa, drammaturgia, vi trova posto a pieno titolo anche il fumetto, che è un altro modo di raccontare una storia.


Varvara Pomidor. Bosco russo. Courtesy del Festival Internazionale di storie disegnate “Boomfest”. Copyright dell'autore
 
A.M.: Ci racconti la sua storia, ci racconti come sono nati il festival e la casa editrice.


D.J.: All'inizio ci fu il festival. Una decina d'anni fa mi avvicinai al fumetto tramite la letteratura francese e, più in generale, la cultura francese, in un momento in cui ero molto in contatto con persone francofone, soprattutto giovani canadesi. Mi fecero vedere dei fumetti e per me fu una grande scoperta. Quando iniziai a interessarmi più seriamente a questo mondo, venni a sapere che a Mosca c'era un festival dei fumetti, feci conoscenza con gli artisti che li disegnavano. Nel 2005 andai in Francia a un festival del fumetto e fui molto colpito. Presi a organizzare mostre con amici artisti. A un certo punto capimmo che bisognava fare il festival. Nel 2007 andammo a vivere tutti insieme in un appartamento in condivisione per organizzare il primo festival. Non si può dire che in Russia allora ci fosse un gruppo consistente di artisti da esporre, perciò ci venne voglia di fare un festival internazionale, esporre non solo le nostre poche cose, ma anche far vedere che il fumetto è parte della cultura mondiale e presentare le sue diverse manifestazioni in paesi diversi.
Un progetto importante a quel tempo fu la mostra della serie di fumetti dei Moomin (piccoli troll) creati da Tove Jansson e dal fratello Lars Jansson; ora i fumetti di Tove Jansson sono pubblicati dalla casa editrice “Zangavar”, e anche “Boomkniga” ha pubblicato suoi fumetti passati. Più tardi ci siamo accorti che il fumetto rappresenta un segmento abbastanza grande del mercato, che contiene molti generi diversi, che a me interessa, per esempio, quello che si può definire fumetto d'autore o alternativo, invece i “personaggi in calzamaglia” non m'interessano. Su queste basi abbiamo formato un catalogo molto curato. Intorno al 2008 abbiamo capito di avere qualcosa da pubblicare, allora è nata la casa editrice.



Tove Jansson. I Moomin e la fine del mondo. 2011. Courtesy “Boomkniga”. Copyright dell'autore


A.M.: Come vengono selezionati gli autori per il festival?


D.J.: In modo soggettivo. Ci riuniamo e parliamo di che genere di autori vorremmo esporre. Non accettiamo autocandidature, ma c'è solo un'eccezione: organizziamo un concorso per giovani autori, a cui l'artista può presentare i propri lavori, il vincitore viene premiato con una mostra personale all'interno del festival. L'anno scorso in questo modo abbiamo portato un artista giapponese. Quest'anno portiamo un'artista di Har'kov.


Ol'ga Štonda. Lafumyč. 2012. Courtesy del Festival Internazionale di storie disegnate “Boomfest”. Copyright dell'autore

A.M.: Queste persone sono per lo più autodidatti oppure hanno una formazione artistica? Arrivano al fumetto tramite la grafica tradizionale oppure seguendo le riviste del settore?

D.J.: La maggior parte, circa il 70 per cento, ha una formazione artistica. Tuttavia il nostro vincitore giapponese dell'anno scorso è un autodidatta. Invece la vincitrice di quest'anno, Ol'ga Štonda, sta concludendo gli studi in grafica editoriale a Har'kov, dove c'è una straordinaria scuola di grafica. Senza dubbio ci sono alcuni artisti che disegnano senza aver avuto nessuna formazione specialistica. Ad esempio Oleg Tiščenko con i suoi fumetti del gatto: abbiamo già lanciato il suo libro “Kot +1”. Oggi Oleg è sicuramente l'autore di fumetti russo più famoso.


Oleg Tiščenko. Dalla serie “Kot”. Courtesy del Festival Internazionale di storie disegnate “Boomfest”. Copyright dell'autore

A.M.: Ma allora, il fumetto è una cosa da leggere o da guardare? Appartiene alla tradizione del libro o dell'arte? Da un lato voi pubblicate libri, partecipate ai saloni del libro, e ora siamo in una biblioteca. Dall'altro il festival ha luogo in spazi legati all'arte, è frequentato da un pubblico di artisti, adotta verso i fumetti un punto di vista artistico, li vede come se fossero grafica con delle scritte. Il vostro destinatario è un lettore o uno spettatore?

V.P.: Penso che ogni artista decida per sé stesso in autonomia. In effetti il fumetto è una commistione di letteratura e grafica. Per me è la grafica che viene sempre per prima. Quando guardo un libro, mi attira quella storia che riesco a leggere per immagini, che a volte sono più che sufficienti per la comprensione.

Georgij Litičevskij. Itakskaja SSR. 2007. Hudožestvennyj Žurnal, n.° 65/66

D.J.: All'opposto, c'è l'esempio di Georgij Litičevskij. Guardiamo i suoi enormi lavori dove usa elementi del fumetto: sono comunque delle immagini. Prendiamo la rivista “Hudožestvennyj Žurnal” dove sono pubblicati i suoi fumetti: questi bisogna leggerli e se non lo fai, non capisci nulla. Anche Goša Ostrecov utilizza nei suoi lavori elementi del fumetto, ma nei suoi non c'è un racconto nel vero senso della parola, invece il fumetto è sempre una storia disegnata che presuppone una narrazione. La narrazione può essere anche all'interno di un'immagine, ma puoi fare anche un libro, sviluppando il pensiero per mezzo delle pagine e delle due pagine attigue. In un modo o nell'altro tu sottintendi una trama, che bisogna leggere.

V.P.: Intendi dire “leggere il testo”?

D.J.: La storia, che può essere benissimo senza parole. Ma in ogni caso il fumetto è da leggere. Diversamente, succede ciò di cui ha parlato Varvara: quando entri in una libreria per scegliere un libro, ti concentri prima di tutto sul suo aspetto visivo e solo dopo, a casa, leggi la storia. La prima percezione è sempre data dalla parte grafica.




A.M.: In Russia, come vanno i rapporti del fumetto con la scena artistica?


D.J.: Le gallerie non ci vogliono un granché. Da noi ci sono un paio di gallerie, anche queste purtroppo non ci vogliono. Abbiamo avuto esperienza con due gallerie. Una volta con Anna Nova, ma l'artista era Georgij Litičevskij, quindi il suo nome e la sua reputazione hanno aiutato molto. La seconda volta fu la mostra di Viktoria Lomasko nella galleria ART re.FLEX nel 2011. Nel 2012 abbiamo tenuto lì la mostra dell'associazione degli illustratori “CEH”. Invece quest'anno, purtroppo, lì non ci saremo.


Viktoria Lomasko e Anton Nikolaev. Arte proibita. San Pietroburgo, Boomkniga, 2011. Pagina del titolo



V.P.: Mi sembra difficile definire Viktoria Lomasko una fumettista, anche se a lei piacciono le storie grafiche. Nell'arte contemporanea ci sono molte forme di espressione ibride simili a questa. Per esempio le mostre di Grigorj Juščenko. Si può considerarlo un fumettista? Lui stesso, beninteso, non si colloca per niente nel fumetto, anche se in lui è presente una base di fumetto, ovvero la storia disegnata.


D.J.: No, è tutto nello stesso mucchio, ma, ciononostante, c'è una rigida divisione: c'è la contemporary art (in inglese nell'originale, n.d.t.) e c'è chi disegna fumetti. Non ci sono molti che passano questo confine, e sentendosi anche pienamente a proprio agio. Le gallerie sono orientate verso i nomi: se vai da loro con Žora Litičevskij (Georgij Litičevskij), allora tutto bene. Žora disegna fumetti da non so quanto, ma è percepito come un artista che utilizza elementi del fumetto nell'arte contemporanea. C'è Jurij Aleksandrov, che si può portare nelle stesse gallerie di Litičevskij: è un artista che utilizza l'estetica del fumetto. Ma se si va in una galleria con Askol'd Akišin, allora ci saranno delle difficoltà, perchè, nonostante tutta la sua gloria nel mondo del fumetto, in quello dell'arte contemporanea lui non è nessuno. Negli ultimi cinque anni non c'è stata nemmeno una galleria che ha avviato di sua iniziativa una mostra di fumetti.
Askol'd Akišin. Anniversario. 2009. Courtesy del Festival Internazionale di storie disegnate “Boomfest”. Copyright dell'autore



V.P.: Insomma va a finire che i confini del fumetto e quelli dell'arte contemporanea rimangono comunque molto rigidi. E se vuoi fare una carriera con le gallerie, è importante che tu non ti definisca mai come fumettista!


D.J.: E allora, con quale nome definirsi?


V.P.: Beh... artista?

Varvara Pomidor. Non abbiamo detto una parola. 2008. Courtesy del Festival Internazionale di storie disegnate “Boomfest”. Copyright dell'autore





Articolo originale: Комиксы: читать или смотреть?
Traduzione di Elena Zanette ©

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